PERCORSI DI MARE FRA TERRA E CIELO di Maria Palladino
Sala espositiva della Pescheria Vecchia di Este
La fase più recente della sua pittura ha per soggetto elementi naturali, nello specifico paesaggi e fiori, questi ultimi tradotti in grande dimensione e resi con colori accesi, saturi, interpretati con puntualità in tutti dettagli e allo stesso modo con una capacità di sintesi che ne afferma l’esistenza. Si tratta di una tangibilità bidimensionale, che acquista rilievo plastico attraverso l’uso di chiari e scuri i quali danno adito ad immergersi nello spazio del dipinto per divenire parte di esso ed annidarvi l’immaginazione in una dimensione di quieta meditatività.
La pittura si estende su tutta la superficie della tela e sembra non avere confini, come cercare uno luogo al di là della limitatezza del supporto per acquisire la completezza della sua identità. L’artista pare interrogarsi sul senso e sulla reale essenza delle cose e lo fa con un’urgenza del creare di carattere espressionista, in una sorta di trance operativa che si estingue nel momento in cui il lavoro appare finito. Eppure la sensazione del non-finito permane, nel dripping sottile e fitto che ricopre le sagome degli oggetti riprodotti e sembra velarli di una malinconia leggera, la percezione della caducità e del tempo che passa.
Possiamo figurarci i suoi lavori una sorta di diario personale tradotto in ritratti floreali e scenari campestri e fluviali in cui il suo sentire forte e concreto, come la nostalgia e il ricordo trovano il loro spontaneo modo di essere.
Nel paesaggio i toni appaiono smorzati, gli scenari si ammantano di una sottile ombra atmosferica, la sua rappresentazione della campagna veneta e dei corsi d’acqua ne rende fedelmente il carattere di rigogliosa e selvaggia floridezza, nel fitto della vegetazione che la ricopre e che ne restituisce incontaminato l’incanto.
I fili d’erba e i fusti degli alberi vengono riprodotti con gesti essenziali che ancora una volta testimoniano della spontanea energia della sua pittura: l’artista si fonde con essa, affermando e negando al contempo il proprio sé.
Creature iconiche, parvenze ieratiche, quasi idoli, presenze trascendenti, i suoi maestosi fiori paiono osservarci, come volerci parlare, impongono la loro presenza al nostro sguardo, siano essi unici protagonisti dell’opera oppure in composizione di gruppo, testimoniano la verità percepibile di una parte di realtà sconosciuta alla nostra coscienza.
La componente magica, surreale, di questa figurazione, la coerenza del processo pittorico e della metodologia di esecuzione nei dipinti di Egle Piaser, ci fanno avvertire la sua pittura come un processo che va oltre la visione per avvicinarsi alla parte più profonda degli enti del mondo ed indagarne la sussistenza e la vita.